Il mercato azionario USA è già stato oggetto di analisi nei nostri articoli, da cui abbiamo riscontrato una pericolosa sopravvalutazione che ci porta a ritenere l’investimento sulle azioni oltreoceano non ottimale in termini di rischi-benefici. Tuttavia, gli indici hanno macinato record anche negli ultimi mesi; ad esempio, nel primo semestre dell’anno l’S&P500 ha registrato una performance pari a un più che dignitoso +7,3%. Tale rendimento è misurato in dollari, quindi è un buon risultato per un investitore americano; ma per un investitore europeo che vuole convertire le posizioni nella propria valuta?
Generalmente, un investitore tende a incassare i profitti o perdite di un investimento nella moneta locale, e in tali casi è importante tenere conto del rischio di cambio associato. È quindi necessario osservare l’evoluzione e le prospettive del tasso di cambio tra la propria moneta e quella di origine dell’asset su cui si è esposti, per non trovarsi di fronte a brutte sorprese.
Prendiamo in esame di nuovo lo Standard & Poor’s 500 ed ipotizziamo che al 3 gennaio un risparmiatore abbia deciso di prendere una posizione lunga su di esso per 1.000€, chiudendola al 30 giugno; ipotizziamo quindi che lo stesso abbia convertito i 1.000€ in dollari al momento dell’investimento e li abbia riconvertiti in euro il giorno stesso della chiusura. Per semplicità, utilizzeremo il tasso di cambio ufficiale BCE dei giorni considerati e non considereremo eventuali spese per commissioni.
Come detto, nei primi 6 mesi dell’anno l’indice – in dollari – è cresciuto del 7,3%, ma com’è andata realmente per l’investitore che ha dovuto convertire i propri soldi, sia all’inizio sia al termine dell’operazione? In questo caso, si sarebbe trovato a operare con un tasso di cambio che al 3 gennaio era pari a 1,0385 e alla fine si ritrova a 1,1412, ossia che è cresciuto del 9,9%. Una crescita superiore a quella dell’indice, che alla fine non solo ne azzera i guadagni, ma li trasforma anche in perdite.
Infatti, al 3 gennaio l’investitore si sarebbe trovato con 1.039$ sulla posizione lunga (1.000€ * 1,0385); al 30 giugno si sarebbe ritrovato, grazie al +7,3% dell’S&P500, ad avere in tasca 1.115$ che però, convertiti al cambio di 1,1412, si trasformano in 977€. Ovvero, meno dell’importo inizialmente investito: partendo da un asset che ha performato poco più del 7%, l’investitore si sarebbe ritrovato con una perdita finale di circa il -2,3%.
Ciò dimostra come per un risparmiatore europeo, un investimento sulla borsa americana, oltre che per i motivi indicati nelle analisi precedenti, possa rivelarsi rischioso e meno soddisfacente del previsto se non si tiene in considerazione l’effetto del cambio valutario, che soprattutto nella prima parte del 2017 ha avuto impatti determinanti. Ciò può modificare notevolmente le scelte di investimento; si pensi solo che l’Eurostoxx – che nello stesso periodo ha guadagnato il +3,8% – sarebbe stato più profittevole di quello appena descritto. La performance dell’indice è stata più modesta della borsa americana, ma non ha dovuto fare i conti con nessun tasso di cambio…
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