Mentre il mercato delle cryptovalute continua a crescere, il CBOE (il 10 dicembre) e il CME (18 dicembre) presentano i primi futures con sottostante la più nota di tutte – il Bitcoin.

Il giorno di esordio sul mercato CBOE è stato a dir poco esplosivo: i prezzi sono saliti di oltre il 25% e l’alta volatilità ha portato l’exchange a interrompere per due volte le negoziazioni.

L’interesse degli investitori per i nuovi strumenti è spiegato dalla possibilità di prendere posizioni sul sottostante senza che sia necessario operare sugli exchange dedicati alla valuta virtuale, o di implementare strategie (speculative o di copertura) già ampiamente in uso sugli altri asset finanziari. I nuovi derivati arrivano in un contesto di crescita vertiginosa dei prezzi, accompagnata da volatilità e andamenti schizofrenici – come dimostrano le drastiche cadute subite nell’arco di pochi giorni o addirittura di ore – e pone interrogativi su quali saranno ora le prospettive della cryptovaluta più famosa.

Gli operatori si dividono tra eterni ottimisti e gli scettici: i primi (che credono i prezzi saliranno sempre) vedono la possibilità per gli investitori di amplificare il trend esplosivo del Bitcoin, mentre i secondi quella di “finalmente” prendere posizioni corte a fronte di valutazioni del sottostante estremamente elevate. Infatti, senza un mercato dei derivati, l’unico modo per operare su Bitcoin è acquistarli (o minarli) e venderli; il trading è stato quindi principalmente un affare tra singoli investitori disposti a operare e rischiare su piattaforme per lo più non regolamentate.

Da oggi invece non sarà necessario registrarsi a un exchange di cryptovalute per fare tutto questo. Non implica necessariamente che ci sarà una pioggia di acquisti o di vendite allo scoperto di Bitcoin, ma è utile capire la platea di investitori interessati alle nuove possibilità di investimenti, sia tra i believer sia tra gli scettici.

All’interno del primo gruppo compaiono quegli investitori che, per mancanza di fiducia negli exchange sopracitati, hanno preferito non esporsi sul Bitcoin. Le piattaforme nate in questi anni sono non regolamentate, prive di un sistema di garanzia tipico dei mercati tradizionali – e diversi casi di fallimenti improvvisi hanno dimostrato la loro limitata affidabilità. I derivati su un mercato regolamentato sono un’occasione per investire con maggiore sicurezza per coloro che credono sì nelle potenzialità della cryptovaluta (o vogliono semplicemente partecipare al rally in atto), ma all’interno di un sistema meno incerto. Chi invece è fiero sostenitore del Bitcoin e opera già sulle piattaforme dedicate, non porrà molto interesse sui nuovi contratti derivati.

Tra chi ha un giudizio negativo invece, i neonati futures sono lo strumento giusto per fare quelle scommesse al ribasso che finora non sono state possibili. Se finora solo chi possiede Bitcoin ha potuto venderli, prendere posizioni ribassiste e allo scoperto è possibile così come per ogni altra commodity. Chi crede ci troviamo di fronte a una enorme bolla – e di conseguenza non ha voluto comprare la valuta digitale – può trovare molto interesse in questa nuova opportunità.

Sulla base di queste premesse, ci si aspetterebbe che chi vuole posizionarsi contro i Bitcoin trovi maggiori potenzialità di utilizzo dei nuovi derivati: la maggioranza dei believer opera già o preferisce entrare direttamente sulle piattaforme dedicate, scavalcando il mercato regolamentato.

Un dettaglio non di poco conto riguarda le regole di trading. I limiti di rischio e i requisiti patrimoniali sono più stringenti rispetto alle altre commodity: la marginalità richiesta sui contratti derivati sarà molto alta (il CBOE chiede dal 40% in su), e alcuni broker hanno deciso di chiedere garanzie ancora maggiori, nonchè di limitare le posizioni short.

Il CBOE ha imposto anche regole di interruzione delle contrattazioni nei casi di eccessiva volatilità: nello specifico, l’attività viene bloccata per due minuti se la variazione dei prezzi registrata è pari al 10%, e per cinque minuti se il movimento è pari al 20%.

Certe scelte sono la conseguenza della percezione di pericolosità del sottostante: il Bitcoin sta sì salendo quasi ininterrottamente, ma proprio l’andamento così impetuoso e l’altissima volatilità registrata nell’arco anche di sole poche ore spiega quanto sia temuto un eventuale blackout (anche solo temporaneo) sugli investimenti in derivati.

D’altronde, la scelta stessa di quotare i primi future non è stata condivisa da tutta l’industria finanziaria. La Futures Industry Association in USA, ad esempio, l’ha giudicata affrettata e non accompagnata da una rigorosa valutazione dei rischi, e la maggioranza delle grandi banche di investimento si sta mostrando ancora restia a proporre ai clienti i derivati in questione.

In ogni caso, il lancio di futures negoziati su una borsa regolamentata è un passaggio importante per tutta la struttura del Bitcoin: ha le potenzialità per facilitare l’ingresso di una platea ampia di investitori, che potranno trattare la cryptovaluta come una commodity tradizionale, seppur sotto un cappello di requisiti che hanno l’obiettivo di ridurre il rischio che il neonato mercato imploda sotto la volatilità estrema del sottostante. Può essere il primo passo verso una “normalizzazione” del Bitcoin, dove possono coesistere posizioni al rialzo e al ribasso (finora non poteva accadere), ma all’interno di un contesto regolamentato che limiti la volatilità.

Al contempo l’aumento di afflussi di investimenti metterà alla prova la tenuta di tutto il mondo Bitcoin, sia in termini di performance e sicurezza dei mercati, sia in termini di valutazioni, che col passare del tempo potrebbero trovare nei future la loro guida.

La direzione dipenderà da chi avrà più peso e prevarrà tra investitori bullish e bearish.

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