Nella giornata di giovedì 8 dicembre 2016, la Banca Centrale Europea ha deciso, all’interno della riunione di politica monetaria di dicembre, di prolungare di ulteriori nove mesi il suo programma di acquisto di titoli, il Quantitative Easing, con l’introduzione di un’importante novità: da aprile 2017 gli acquisti mensili si limiteranno a 60 miliardi invece che gli attuali 80 miliardi di Euro.

Si potrebbe intendere quest’ultima decisione come un primo passo verso la fine dello stimolo monetario, ma, durante la conferenza stampa che ha seguito la riunione, è lo stesso Presidente Mario Draghi che ha escluso questa interpretazione.

Questo prolungamento della scadenza del Qe è dovuto ad una fase di grande incertezza che ha colpito l’Eurozona da Brexit alla crisi di governo in Italia per quanto riguarda il 2016, mentre nel 2017 ci saranno le elezioni in alcuni Paesi membri chiave dell’Unione Europea come Francia, Germania e molto probabilmente Italia. Per questo motivo si è deciso di creare una fonte di stabilità per tutto il 2017, un ulteriore motivo è il basso livello dell’inflazione che persiste nell’Eurozona rispetto all’obiettivo della BCE fissato intorno al 2%. In particolare, anche se l’inflazione risentirà del potenziale aumento del prezzo del petrolio, l’inflazione di base non mostra ancora segnali di aumento convincenti.

Ma, oltre al prolungamento della scadenza fino a dicembre 2017 e alla riduzione di 20 miliardi dell’ammontare mensile, ulteriori sostanziali modifiche sono state l’abbassamento della vita residua minima dei titoli acquistabili e la possibilità di acquistare titoli che hanno un rendimento inferiore rispetto al tasso sui depositi (-0,40%). Per quanto riguarda l’abbassamento della vita residua si è deciso di abbassare il limite, che è fissato a due anni (cioè la Bce può acquistare titoli che hanno una scadenza residua superiore a due anni), ad un anno, quindi, da marzo 2017 la Bce potrà acquistare titoli con una scadenza residua di almeno 12 mesi ampliando in questo modo la platea dei titoli acquistabili. Con la motivazione dell’ampliamento dei titoli acquistabili, per ovviare la scarsità di titoli da acquistare, è stata introdotta la possibilità di comprare titoli con rendimento inferiore a -0,40% se necessario, esponendo però la Bce e le altre banche centrali al rischio di acquistare titoli che comporterebbero delle perdite considerevoli, ma, nella conferenza stampa Draghi ha ricordato come l’obiettivo delle autorità monetarie è quello di mantenere la stabilità dei prezzi e non la massimizzazione dei profitti.

Dopo aver visto le principali novità introdotte dall’ultima riunione della Bce per quanto riguarda il 2016, analizziamo come queste sono state interpretate dai mercati finanziari attraverso le loro reazioni. Osservando le performance dei principali listini europei sembrerebbe che le innovazioni al Qe apportate dalla Bce abbiano accontentato i mercati. Infatti, Francoforte è salita dell’1,75%, Milano dell’1,64%, Parigi dello 0,87% ed infine la migliore è stata Madrid con l’indice Ibex che è salito del 2,06%.

Molto bene il settore bancario italiano che ha ottenuto un guadagno medio del 3,6%, settore che ha beneficiato della notizia sulla riduzione delle scadenze dei titoli acquistabili dalla Bce, quest’ultima notizia ha reso la curva dei rendimenti più ripida, i tassi a breve termine si sono abbassati e i tassi a lunga sono invece aumentati, il cosiddetto “steepening”, e questo è una buona notizia per le prospettive dei margini bancari.

Le notizie di un ampliamento del Qe hanno avuto un impatto sul cambio euro-dollaro altalenante, in un primo momento, quando la notizia del passaggio da 80 a 60 miliardi di acquisti mensili è stata interpretata come un segnale di “tepering” il cambio ha raggiunto l’1,08 per poi crollare verso l’1,06 una volta chiariti i veri piani e strategie della Banca Centrale.

Come precedentemente accennato le scelte diramate dalla Bce hanno avuto effetti contrastanti per quanto riguarda i titoli di Stato a seconda delle diverse scadenze. Infatti, in Italia come in tutta Europa, si sono venduti titoli aventi lunghe scadenze, in particolare dai 5 anni in su, per poter acquistare titoli con scadenze inferiori ai 3 anni. Gli effetti di questa strategia sono stati un aumento dei rendimenti a lunga scadenza e una riduzione dei rendimenti a breve scadenza, rendendo la curva dei rendimenti più ripida.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Per questo motivo si è registrato un aumento di quasi 10 punti base sul rendimento del decennale italiano, che è tornato sopra il 2%, mentre si sono abbassati i rendimenti collegati a titoli di Stato con scadenza inferiore ai tre anni (come si può notare dalla figura che mostra le  variazioni espresse in punti base).

Si può concludere affermando che le decisioni intraprese dalla Bce hanno avuto riscontro positivo sui mercati finanziari ma non troppo, infatti si sono create due linee di pensiero una più ottimista che vede questa politica come un’ulteriore creazione di liquidità da parte della Bce e la seconda linea di pensiero che interpreta questa mossa come l’inizio della fine delle politiche monetarie espansive da parte della Banca Centrale Europea.

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *