Gli ultimi mesi dei mercati USA sono stati contrassegnati da una relativa tranquillità, con il VIX che ha raggiunto minimi storici, tra un’elezione presidenziale inattesa e tensioni geopolitiche alterne. In molti, commentatori e analisti, stimavano come un’improbabile elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti avrebbe sconvolto i mercati di tutto il mondo; l’effetto è stato – come noto – il contrario: borse in rally e VIX in picchiata. Si pensi che l’indice di volatilità perse tra l’8 e il 9 novembre oltre il 23%, passando da 18,74 a 14,38; da tal giorno è iniziato un trend discendente che non si è scomposto troppo neppure di fronte a un Presidente cui nessuno era realmente preparato ad avere, a una FED che alza i tassi di interesse, a dati economici non sempre in linea con le attese.

Quasi una noia per chi osserva l’azionario statunitense…Ma, così come a novembre, non si è considerato il principale driver dei mercati emerso negli ultimi mesi: proprio Donald Trump. Il tycoon è riuscito nell’impresa di dare una piccola scossa alla volatilità ad aprile, per via dell’innalzamento del livello di tensione con la Corea del Nord (e qualche commento al vetriolo anche verso la Cina e altri paesi sparsi qua e là nel globo…), ma anche in questo caso il mercato si è velocemente adeguato e si è anzi diretto verso nuovi minimi (9,77…il valore più basso registrato dal 1990 è 9,31).

Così ci ha riprovato negli ultimi due giorni, piazzando il doppio colpo: prima emerge che durante l’ultimo incontro alla Casa Bianca con il ministro russo Lavrov, il Presidente USA ha rivelato a quest’ultimo informazioni riservate – non smentendo la notizia, ma anzi definendo un suo assoluto diritto fare ciò. Dopo un altro scoop racconta delle pressioni esercitate dallo stesso Trump sul capo dell’FBI – licenziato pochi giorni fa – affinché chiudesse le indagini sull’ex consigliere alla sicurezza nazionale Flynn, dimessosi per lo scandalo Russiagate.

Le rivelazioni sono potenzialmente molto gravi, tali da indurre gli investitori a non rimanere inermi: nell’ultima seduta borsistica gli indici statunitensi hanno perso quasi il 2% – stessa sorte toccata alle borse europee, in ribasso di oltre l’1% – e il VIX ha registrato una performance da capogiro. La volatilità è esplosa, crescendo in un solo giorno del 46% – raggiungendo i massimi del mese scorso, nonché di tutto il periodo post elezioni USA.

Gli operatori sembrano ora avere reale timore delle conseguenze il caos politico che circonda il Presidente statunitense può portare. Lo testimonia anche il fatto che un’impennata così importante su base giornaliera è stata registrata solo in altre 6 sedute dal 2007 ad oggi.

Ci troviamo di fronte al caso di una paura che si insinua tra gli investitori ad opera di un singolo uomo e dei suoi tweet. Le prossime sedute diranno quanto si aggraverà la posizione del tycoon; nel frattempo prepariamoci a conoscere e affrontare una volatilità ad personam…made in Trump.

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