La politica monetaria ultra-espansiva della Banca Centrale Europea non ha termine; la scadenza di settembre è solo una formalità, la realtà è un’altra. Leggiamo assieme alcuni passaggi del comunicato stampa rilasciato prima della consueta conferenza stampa del Governatore Mario Draghi che confermano e supportano tale interpretazione:
“gli acquisti condotti nel quadro del programma di acquisto di attività proseguiranno all’attuale ritmo mensile di 60 miliardi di euro sino alla fine di dicembre 2017. Da gennaio 2018 si intende continuare a effettuare gli acquisti netti di attività al ritmo mensile di 30 miliardi di euro sino alla fine di settembre 2018 o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché il Consiglio direttivo non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione”. Questo commento lascia la porta aperta, anzi spalancata, ad un prolungamento. Se il messaggio non fosse stato chiaro a qualcuno, il board della BCE nelle righe successive del comunicato conferma e rilancia il messaggio molto accomodante: “Se le prospettive diverranno meno favorevoli o se le condizioni finanziarie risulteranno incoerenti con ulteriori progressi verso un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione, il Consiglio direttivo è pronto a incrementare il PAA in termini di entità e/o durata.” In sostanza si tratta di un QE infinito. Il linguaggio utilizzato è molto distante da quello, ad esempio, utilizzato dalla FED ai tempi dell’annuncio del Tapering nel dicembre 2013. Non siete ancora convinti? Le politiche di re-investimento della liquidità derivante dai titoli in scadenza presenti nel bilancio della BCE vi faranno cambiare idea:
“L’Eurosistema reinvestirà il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PAA per un prolungato periodo di tempo dopo la conclusione degli acquisti netti di attività e in ogni caso finché sarà necessario. Ciò contribuirà sia a condizioni di liquidità favorevoli sia a un orientamento di politica monetaria adeguato.” Stiamo parlando di circa 10-15 miliardi al mese che verranno reinvestiti, portando il totale dei nuovi acquisti sul mercato secondario a 40 – 45 miliardi al mese a partire dal primo gennaio 2018.
Infine, se consideriamo che le emissioni nette (nuove emissioni (-) scadenze) di Titoli di Stato previste per il 2018 nell’Eurozona saranno negative, a differenza di quanto accaduto nel 2017, possiamo tranquillamente affermare come l’impatto della politica espansiva della BCE sul mercato – a dispetto della formale riduzione degli acquisti annunciata – rimarrà sostanzialmente invariato anche per l’anno prossimo.
Dato l’attuale livello delle curve dei redimenti dei Titoli di Stato delle Paesi cossiddetti “core”, a beneficiare di tale politica saranno soprattutto i titoli di Stato della Periferia e tutto il mondo del credito, in particolare high yield e subordinati. Anche in situazione di forte miglioramento delle prospettive economiche il restringimento della componente credito dovrebbe compensare l’eventuale innalzamento delle curve di tasso (che sarà in ogni caso graduale).
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