La settimana appena passata è stata significativa per il principale indice di borsa italiano: il FTSE MIB è infatti uscito da una fase laterale che perdurava da fine dicembre, strappando al rialzo e raggiungendo quota 20.000 punti. Si tratta di un livello che non si vedeva da gennaio 2016, anno volatile e nel complesso negativo per l’equity italiano; negli scorsi 12 mesi infatti l’indice è sceso fino a 15.103 punti – l’ultima volta era il 2013 – salvo poi recuperare parte delle perdite, ma non riuscendo mai a superare i 19.000 punti. Proprio quota 19.000 era la prima resistenza che si trovava ad affrontare il FTSE MIB a inizio 2017, e che è diventata rapidamente un supporto grazie alla spinta rialzista che ha investito le borse mondiali nell’ultimo periodo. Il rally messo in atto dalle borse americane dopo l’elezione di Trump alla Casa Bianca ha trainato anche i mercati europei – pur non essendo l’unico motivo della loro crescita – compreso quello italiano, che ha atteso l’esito del referendum costituzionale di dicembre per seguire con convinzione il trend. Da tale momento l’indice del listino milanese ha guadagnato circa il 17%, superando come detto la soglia dei 19.000 punti e puntando l’obiettivo di chiusura del gap ribassista apertosi a gennaio 2016.
Il target è quota 20.000 punti, cui fino a settimana scorsa il FTSE MIB si è avvicinato, ma senza oltrepassarla. Si è creata così una fase laterale, con le quotazioni che oscillavano tra il supporto di 19.000 punti e la resistenza, appunto, a 20.000. La spinta decisiva è arrivata a seguito di due eventi, molto attesi dagli investitori. Il primo, oltreoceano, è stato la riunione della FED, durante cui il governatore Yellen ha sì alzato i tassi di riferimento (come ampiamente atteso da giorni), ma ha anche lanciato un messaggio più accomodante circa la forza con cui la banca centrale proseguirà il percorso di normalizzazione monetaria: la politica sarà sì restrittiva, prevederà ancora qualche aumento (verosimilmente due), ma sarà al contempo graduale e priva di strappi.
Il secondo evento riguardava direttamente il Vecchio Continente, con le elezioni politiche in Olanda, dove il partito populista si presentava come forte pretendente alla vittoria finale. Quello olandese era il primo banco di prova dopo la Brexit per testare lo stato di avanzamento dei partiti anti-europei, in vista delle elezioni – ben più rilevanti – in Francia e Germania. La vittoria del partito di governo e l’avanzamento di forze politiche liberali ed europeiste hanno ridimensionato la crescita del movimento nazionalista – seppur quest’ultimo abbia aumentato la propria presenza in parlamento – facendo tirare un sospiro di sollievo ai mercati.
Questi eventi hanno permesso quindi ai listini europei di muoversi con più fiducia e nel caso specifico della borsa italiana di rompere al rialzo il canale laterale in cui sostava.

Nelle prossime sedute probabilmente il mercato testerà la solidità della soglia appena superata, per capire se il livello dei 20.000 punti potrà essere considerato il nuovo supporto di un trend rialzista. Non mancano argomenti a favore dell’ottimismo. In generale, l’azionario sta beneficiando di una crescita di fiducia sullo stato dell’economia dell’Eurozona e sull’allontanamento del rischio deflativo, sancito da Draghi durante l’ultima riunione della BCE. Il ritorno dell’inflazione e l’eventualità – circolata negli ultimi giorni – di un conseguente rialzo futuro dei tassi sui depositi è in particolare una buona notizia per il settore bancario che, come noto, rappresenta il comparto più importante per capitalizzazione del listino milanese. L’attuale clima di fiducia potrebbe quindi far passare in secondo piano i problemi legati alle capitalizzazioni di MPS e delle banche venete in crisi, nonché il tema NPL, da tempo il tallone d’achille degli istituti nazionali.
Anche gli elementi di analisi tecnica forniscono indicazioni positive. Il momentum del FTSE MIB è positivo e, nonostante i rialzi delle ultime sedute, l’indicatore RSI a 14 giorni è al di sotto dell’area di ipercomprato – attualmente si trova a circa 60 punti: se ne deduce che il rialzo in atto non sembra aver esaurito la propria forza.
Inoltre, le quotazioni al momento si trovano tra i ritracciamenti del 61,8% e 76,4%, corrispondenti a quota 19.820 e 21.580 punti; se le deduzioni di cui sopra venissero confermate nei fatti, il margine di crescita dell’indice è ancora del 7,50% prima di incontrare la prossima importante resistenza.
Infine, la politica dell’Eurozona rimane centrale per le prospettive future dei mercati finanziari; il primo scoglio delle elezioni olandesi è stato superato positivamente, e riteniamo che i benefici in termini di tranquillità e ottimismo degli investitori non si esauriranno a brevissimo, seppur la volatilità tornerà a farsi notare in prossimità delle presidenziali francesi. Dopo l’esito delle consultazioni oltralpe probabilmente i mercati procederanno con piena convinzione verso nuovi obiettivi. Se saranno rialzisti o ribassisti lo dirà il risultato finale.

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